L’installazione si propone di dialogare a proposito di quella particolare, complessa e completa vicenda che prende il nome di percorso alla spiritualità, partendo dal presupposto che lasciare un segno equivalga a testimoniare la propria presenza attiva nel proprio mondo e nel proprio tempo. Esperienza immersiva e totalizzante per chi fa arte e, nello stesso tempo, coinvolgimento emotivo per chi guarda. Tracce che si sovrappongono, le impronte del peso del corpo di chi si è raccolto in preghiera si è inginocchiato, si confondono e prendono strade opposte oppure parallele. Per il titolo mi sono fatta ispirare da Umberto Eco la locuzione latina Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus “la rosa primigenia esiste solo nel nome, possediamo soltanto nudi nomi” è una variazione dal verso I, 952 del poema in esametri De contemptu mundi di Bernardo di Cluny, Umberto Eco che ne ha fatto l’ultima frase del suo romanzo Il nome della rosa. Per me quest’opera odora di rosa, di femmina, di latte materno e di bellezza. L’idea che di tutte queste cose scomparse ci rimangono Puri Nomi, le trasparenze create dalla lavorazione ad intrecci dell’opera, crea dei vuoti attraversati dall’aria, ciò nonostante tale trasparenza e mancanza di carne si creano delle ombre che invoglia e introduce al desiderio di indagare in profondità il senso della vita e dell’arte. Desidero che l’opera venga anche toccata e ciò favorirà la naturale relazione tra le parti e sottolineerà la necessità di un approccio aperto all’esperienza artistica che sottende sempre una necessità espressiva, come un’immagine sacra dopo la richiesta di grazia.